La Bulgaria ha scelto Roma, quindi l'Italia, per portare in piazza il suo “Discover Bulgaria”. Non ha scelto Parigi o Berlino. Ma Roma. Riconoscendo in tal modo implicitamente il ruolo culturale che l'Italia riveste in Europa e nel mondo. E questo ci deve inorgoglire. E l'ambasciatore bulgaro Marin Raykov ha voluto interpretare la dimensione culturale come l'unico vero patrimonio capace di parlare alla gente, a prescindere da lingue e nazionalità. Probabilmente ha ragione. E mi riporta alla mente la riflessione di un amico musicista al rientro da un suo tour internazionale allorquando mi disse: la musica può dare vita ad un villaggio globale ove con la musica ci si parla e ci si capisce. In quel villaggio, le emozioni vengono dalla musica, la musica può esprimere speranza o frustrazione, amore o rabbia, ma alla fine è bellissimo, quando gli strumenti tacciono e ci si guarda, scoprire di appartenere a mondi diversi, eppure di avere colto tutti insieme le stesse vibrazioni in quello stesso momento. In senso più ampio, quel villaggio globale può essere rappresentato da una comunità più grande che attraverso le più diverse espressioni può confrontarsi e ritrovarsi. Certo, questi sono o dovrebbero essere i principi filosofici della cultura, quelli che non hanno bandiere o colori, appartenenze o convenienze. Poi, tutti quanti sappiamo che non è così. Ogni giorno ci imbattiamo nella cultura fatta per la politica, o per il denaro o per narcisismi personali fini a loro stessi, che anziché accomunare escludono, che anziché condividere dividono. L'arte contemporanea è spesso la casa di chi non sa fare nulla, ma lo sa fare molto bene. E la gente è confusa e tradita. Perchè la cultura è anche bellezza e la bellezza, quando è tale, viene sempre in qualche modo palesata. E' riconoscibile. Ecco perchè è importante quanto dice l'ambasciatore bulgaro laddove afferma che la cultura può essere lo strumento attraverso il quale la gente può percepire una dimensione europea. Perchè la cultura, quella fatta di bellezza, può accrescere l'orgoglio per le nostre origini, senza chiederci di rinunciare ad esse ma, al contrario, affiancandoci a quelle altrui, può darci la consapevolezza di un'identità e l'arricchimento che deriva dalla conoscenza. Andando a formare una comunità globale che attraverso il volteggio di una ballerina o l'accordo di una chitarra può vivere all'unisono una stessa emozione.

by Giorgio Pezzana

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