La cupa umanità di Caina, la favola nera raccontata da Stefano Amatucci
Non so quali siano i colori dell’aberrazione umana. Stefano Amatucci tinge di un blu livido la sua straziante favola nera, Caina. Un racconto intenso e senza pietà dell’umanità che potremmo diventare, o forse già siamo, in un futuro crudo e surreale. Caina è una Luisa Amatucci, interprete straordinaria, che di mestiere fa la trovacadaveri. Sì, avete letto bene: raccoglie i morti che quotidianamente regala il mare e li vende ad una ditta autorizzata per farne calcestruzzo. Certo: perchè in questo mondo distopico, lordo di mare e di morte, senza i morti, senza i miserabili affogati per la precisione, non è possibile costruire. Lo sa bene l’arcigna vecchiaccia che dirige questo mattatoio di calce e di sangue, un’impagabile Isa Danieli, e che contratta su ogni pezzo, fra malcostume e presunta legalità. Stefano Amatucci spalanca, con questo film, le porte sull’orrore. Un orrore in cui, badate bene, non ci sono vincitori o vinti. In cui tutti sono in fondo drammaticamente disumani e feroci. Tranne i morti, ovviamente. In cui non esistono stereotipi buonisti, come si direbbe oggigiorno. In cui ad essere scoperchiata è la nostra perdita di umanità. A salvarsi sono, forse, il povero Parroco di paese, che non sa più come insegnare la pietà. E i morti, appunto. E a salvarsi è il valore, straordinario, dell’interpretazione dei suoi protagonisti. Tutti assolutamente e inequivocabilmente bravi: da Luisa Amatucci che ben rappresenta la Caina che è in ciascuno di noi; a Isa Danieli, grande nella sua raffinata teatralità, al franco-tunisino Helmi Dridi sempre autentico in ogni sua battuta, a Gianluca Sauro che ben racconta la pur tenera umanità che è dentro anche nel personaggio più cupo. Come diceva qualcuno, anche gli uomini persi un tempo sono stati bambini. Un film che sa piacere, senza piaggeria, a tutti coloro che vogliono scoperchiare la pentola di quell’importazione devastante di carne umana a cui tutti stiamo assistendo. Un film politico nel senso antico del greco polis. Nemmeno per un attimo e in nessun suo fotogramma partitico: perché parla di uomini e di storie e non offre interpretazioni o soluzioni. Quelle saranno, a Dio piacendo, della politica. Quando smetterà di litigare e si ricorderà dell’umanità.
by Margot Frank
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