Lessing made in Italy
È in questi giorni in corso un progetto
articolato quanto ambizioso. Si tratta di Lessing
made in Italy: partendo dalla messa in scena al Teatro Ruggeri di Guastalla
del capolavoro di Lessing Emilia Galotti,
Ars Ventuno Drama ha organizzato
incontri con le scuole, conferenze, visite alla riscoperta dei territori in cui
Lessing ha ambientato il proprio lavoro drammaturgico. Insomma: il teatro
diventa solo il punto di partenza per una riflessione ed una riscoperta
culturali più ampi. Abbiamo scambiato due parole con Antonella Panini, regista ed ideatrice del progetto, un’artista
piena di idee e di energia.
Lessing made in
Italy: il teatro si incontra con la cultura del sociale e con la riscoperta del
territorio. Come vi è venuta l’idea?
Il teatro è cultura del sociale ed
espressione del territorio, è evento politico e di incontro di
saperi. Lavorando con le giovani generazioni e contribuendo alla creazione
di un futuro credibile, diventa per noi un obbligo condividere a più
livelli gli stimoli e i valori che uno spettacolo può veicolare.
Nel testo Emilia Galotti che Lessing scrive
nel 1772, i personaggi sono caratteri aristotelici portatori di valori
assoluti. Emilia, al termine dello spettacolo, dichiara. con il
candore di una adolescente offesa. "è la seduzione la vera
violenza". Sono parole che raccolte e ricontestualizzate oggi diventano
oggetto di conversazione, riflessione e ricerca. Su questo tema si è
mobilitato con noi il centro antiviolenza di Reggio Emilia Non da sola che
attraverso conversazioni con i ragazzi entra nel merito dell'argomento per
creare consapevolezze.
Un altro aspetto è quello dato dall'ambientazione
dell'opera; i ragazzi di Guastalla vedranno e studieranno uno spettacolo che un
eminente filosofo e drammaturgo del settecento ambienta proprio nello loro
città.
Scoprire il luogo in cui si vive, la sua
storia e il suo patrimonio artistico e culturale è oggi più che mai
necessario per fare innamorare i giovani della realtà.
Nell'epoca della globalizzazione dei pensieri, del tempo e dell'immaginario,
nell'epoca delle fughe dal contingente in virtù di un futuro visionario, un
ancoraggio solido con la realtà è auspicabile.
Il progetto Lessing made in Italy, che
coinvolge 600 studenti delle scuole secondarie, è stato voluto
dall'Amministrazione Comunale di Guastalla unitamente a me e all'associazione
che dirigo. Intorno a un grande classico della letteratura tedesca, pressoché
sconosciuto in Italia,
è nato questo imponente progetto sostenuto
dalla Regione Emilia Romagna, patrocinato dal Consolato di Germania e
realizzato grazie alla collaborazione di tante associazioni culturali del
territorio.
Trasmettere i
grandi classici alle donne e agli uomini di oggi: quali sono state le scelte di
regia
i classici, in quanto tali, parlano all'uomo
dell'uomo e sono ad esso sempre contemporanei. I temi dell' Emilia Galotti
oggi hanno diverse sfumature ma mantengono gli stessi valori assoluti. Ciò che
cambia è la percezione di quei valori di noi donne e uomini del 2016. Pertanto,
nella messinscena di questo capolavoro per il pubblico italiano di oggi, non
ritengo necessario alcuna riattualizzazione o riambientazione della storia
perché i rimandi sono chiarissimi. D'altronde una lettura filologica
dell'opera risulterebbe, oggi, altrettanto fuori luogo. Ho scelto dunque
di portare questa Emilia Made in Italy in una dimensione temporale assoluta,
com'è quella della tragedia, mantenendo una qualità stilistica dichiaratamente
italiana e un impianto visivo di gusto contemporaneo. E' stata determinante per
questo allestimento, la figura di Cristina Spelti che ha realizzato
l'installazione video che procede parallelamente alla struttura drammaturgica
di Lessing. Il punto di partenza è "la vita come condanna"; sono
due le maledizioni lanciate sul principe Hettore Gonzaga che lo costringono a
vivere nella reiterazione di quella tragedia, quella dell'amante tradita
contessa Orsina e quella di Odoardo Padre di Emilia. Lo spettacolo parte dunque
dal tempo remoto dell'oblio dell'incubo permanente del principe, per
attraversare il tempo passato del ricordo, arrivare al tempo presente della
commedia e tornare al tempo assoluto della tragedia.
Nuovi testi e testi classici: quando
scegliere i primi e quando i secondi e perché
L'arte è una urgenza artistica e il teatro è
arte. Credo che sia questa urgenza a determinare quali testi mettere in scena.
I nuovi testi hanno ricevuto in eredità i classici e da questo fatto non
possono esimersi. Ma l'uomo non può esimersi nemmeno di rappresentare se
stesso ed è importante che continui a farlo in sempre nuove, o rinnovate,
forme.
La nostra è una
rivista che va alla ricerca dello stupore che sa suggerire la
creatività: quali sono stati gli elementi magici di questo progetto e di
questa produzione
Il teatro è di per se stesso magia, il
palcoscenico traduce l'impossibile in possibile. Ma in questo progetto la
vera magia sta nell'innamoramento contaminante che il progetto stesso
consente e che traduce l'emozione in creatività. I giovani che
abbiamo assunto per la promozione e organizzazione del progetto raccolgono ogni
stimolo per farlo proprio e tradurlo in quello che è il loro progetto
di una grande contaminazione mediatica, con video conferenze, siti, immagini,
video pillole, campagne virali. che stupiscano e seducano. Tutti si
innamorano così del testo, dei personaggi, dello spettacolo, del lavoro
stesso che una produzione come questa, che si radica sul territorio, richiede.
E davvero vedendo i loro occhi illuminarsi e le mani scorrere rapide sulle
tastiere dei computer, tra entusiasmo ed emozione e vedendo crescere a
dismisura l'interesse per questo lavoro mi stupisco ancora di questa inimmaginabile
magia.
Una domanda
pericolosa: come vedi il futuro del Teatro italiano?
Dovrei forse prima conoscere come sarà
il futuro della nostra società per provare a rispondere. In una società
autoreferenziale come la nostra il teatro, volente o nolente, deve adattarsi a
includere la società di cui è espressione. In questo mi associo alle parole di
Gabriele Vacis, che in qualità di direttore dei Teatri di Reggio Emilia è
partner del nostro progetto, che pensa a un teatro non più esclusivo, ma
inclusivo. Se è vero, com'è vero, che c'è più gente che fa teatro di gente che
va a teatro, e che i teatri si riempiono solo quando le comunità
locali sono direttamente coinvolte e partecipanti, ritengo che il teatro
italiano, debba passare da un teatro partecipato per poter ritornare ad essere
riconosciuto come entità culturale. Non a caso gli eventi pop sono molto
seguiti. Il teatro, probabilmente, dovrà devenire più popolare senza abdicare
al proprio mandato culturale. Popolare non è sinonimo di teatro scadente, a basso
profilo, ma di teatro per tutti e di tutti. Ci sono molti esempi europei
di grandi ensemble teatrali che gestiscono teatri facendo più spettacoli ogni
giorno dell'anno. Ma per raggiungere questo, che auspico e desidero per il
teatro italiano, la cultura deve diventare un'impresa di promozione di se
stessa.
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