Biella Festival Music Video: anche
quest’anno la redazione di Ginger Magazine ha voluto dire la sua offrendo una
menzione speciale ad uno dei video finalisti di questa costola del Biella
Festival che, quest’anno, giunge alla sua seconda edizione. Fra tutti ci ha
colpito il lavoro di Ambra Pintore con il suo
Sa este: un video a nostro avviso molto particolare per il perfetto
connubio fra la qualità delle immagini e lo spessore artistico e musicale. Vi
suggeriamo intanto di gustarvi questo bellissimo video direttamente su
Youtube. Intanto noi
abbiamo fatto alcune domande alla sua autrice… Ecco le risposte:
Iniziamo
proprio con il videoclip di Sa Este che ti ha fatto guadagnare una menzione
speciale al Biella Festival Music Video 2017 Raccontaci da quale idea è nato?
Sa
este
è il brano che, per musica e testo, sintetizzava meglio le idee generali del
mio nuovo disco Terre del ritorno. Un
ritmo coinvolgente e quasi ipnotico, evocativo di mondi musicali che si fondono
abbattendo frontiere e paletti dettati dalle etichette. Una voce di donna che
afferma la propria libertà di “essere” contro il pregiudizio di chi, nascosto
da una maschera, si uniforma al pensiero comune e perde di vista il particolare
e l’unicità che è in noi. Tutto era pronto, mancava la storia per immagini. Volevo
un regista a cui affidare ad occhi chiusi questo brano, in totale autonomia e
creatività: Filippo Martinez ha esaudito questo desiderio e la sua visione è
tutta nel videoclip che abbiamo portato a Biella.
La
canzone sarda ha una lunga tradizione di artisti e interpreti, ce n'è qualcuno
al quale sei particolarmente legata?
Prima di approdare alla musica da
interprete sono stata immersa nella cultura sarda a più livelli. Sono figlia di
un appassionato di Cantos a chiterra e
poesia improvvisata, generi non semplicissimi da apprezzare da piccoli! Ho
studiato tanti anni con la Compagnia Teatro Actores Alidos seguendo stage sulla
canzone e tradizione sarda. Infine ho per più di 10 anni condotto la
trasmissione di musica e danza folkloristica Sardegna Canta. E soprattutto grazie a questa ultima esperienza ho
conosciuto tutti gli interpreti viventi di tutti i generi tradizionali e non.
Li ho presentati, intervistati, studiati, ascoltati dal vivo, in playback…
interagito con loro dietro le quinte. Sono cresciuta con loro. Ho grande stima
di chi è riuscito ad esprimersi con la propria musica in maniera originale, pur
andando contro le mode gradite al pubblico. Sono diversi i nomi che mi vengono
in mente e citarne alcuni toglierebbe merito agli altri. Loro sono un esempio
di coerenza, professionalità e ingegno. Tutti gli altri mi hanno insegnato, al
contrario, a capire esattamente dove non volevo andare. Osservare e ascoltare
così da vicino è stata l’esperienza più formativa alla scrittura delle mie
canzoni.
La
produzione artistica del tuo album è di alto livello qualitativo, parlaci dei
tuoi musicisti e degli artisti che hanno collaborato al tuo disco.
Anzitutto ci sono Giorgio Rizzi e
Roberto Scala, già autori del mio primo disco, curatori anche degli
arrangiamenti oltre che parte della mia formazione dal vivo insieme a Federico
Valenti e Diego Milia. Sono stati i primi a spronarmi a scrivere i testi del
nuovo disco e comunque a credere in questo lavoro che è nato dalle nostre idee
a volte pensate in solitudine e poi condivise e rivisitate insieme con
maniacale ossessione!! 10 brani e 10 mondi diversi avevano bisogno di essere
animati da chi meglio poteva capirli. Ecco perché tante collaborazioni intense:
con i poeti Michele Pio Ledda e Anna Cristina Serra; con Pino Martini (autore
di alcuni pezzi); con i musicisti che hanno suonato nel disco, la maggior parte
dei quali ha prima condiviso l’idea e poi dato il proprio apporto creativo. C’è
il decano delle launeddas in Sardegna Luigi Lai e il curdo Mubin Dunen, la
violoncellista piemontese Simona Colonna, i fiati magistrali di Marco Argiolas
e il bandoneon di Fabio Furia. E tanti altri… E dulcis in fundo c’è stato un
lavoro sensibile e accurato del nostro produttore Michele Palmas che ha anche
curato i suoni, ma soprattutto ha fatto sì che le nostre idee e interpretazioni
fossero coerenti nel progetto.
Il
tuo disco comunica una grande libertà e ricchezza musicale che sembra riferirsi
ai suoni e alla strumentazione di tutta l'area mediterranea senza però, se
occorre, disdegnare l'elettronica. Ci sono poi naturalmente molte canzoni in
sardo, ma anche in siciliano ed in inglese. Quali sono le ragioni di queste
scelte artistiche?
Io mi sento apolide e ho una storia
familiare di viaggi, abbandoni, ritorni. Ho capito in questi ultimi anni che mi
sento a casa in diverse case. Ho un forte senso della famiglia e anche del
radicamento, ma sono permeabile a tutto il resto. Mi affascina la musica
popolare ed etnica perché è diretta, poco sofisticata. Si fa carico delle
emozioni che racconta e le porta fuori senza sofismi. Non ha bisogno di
mostrare il diploma in musica perché vive di racconti tramandati e
inconsapevolmente tuoi. Non sono una parlante attiva di tutte le lingue che uso
nel disco, ma senza di esse i miei brani avrebbero un altro colore. Ogni brano
è un affresco, una storia ambientata in luoghi e tempi in cui i protagonisti
cantano con la loro variante linguistica e si muovono in un ambiente musicale
che li avvolge e aiuta a costruire il dipinto finale. Mi auguro che chi
ascolterà questi brani possa crearsi la propria immagine, il proprio viaggio grazie
ai suoni delle parole e della musica.
La
tua attività non si limita a quella di musicista perché ti occupi anche di
televisione e giornalismo. L'essere così eclettica può creare difficoltà nel
farsi comprendere?
Quando sono sul palcoscenico a
cantare no, mai. In Sardegna però, e solo in Sardegna, sapere che ho fatto o mi
occupo anche di altre cose, che poi rientrano comunque nel mondo dell’arte,
genera dei pregiudizi. Ecco perché è nata Sa
este… In questo la televisione non aiuta, perché ti dà una grande
popolarità, ma ti etichetta indissolubilmente al genere di programma che
conduci. Tutto ciò che c’era prima, durante e dopo la TV la maggior parte delle
persone non lo sa. Quindi qualche delusione e un po’ di fatica in più è da
mettere in conto. Ahimé!
Quali
sono i tuoi prossimi progetti?
Vivere
d’arte!
* le foto di questo servizio sono di Fiorella Sanna
by Barbara Bianchi