IL MUSICISTA GRATUITO
by Marco Testoni
Il
Ministero dei Beni Culturali ha rimosso il bando “Notti al Museo 2014” che
avrebbe permesso a tutti i musicisti di suonare “gratuitamente” nei musei
italiani.
Grazie
al nostro Ministro della Cultura Franceschini finalmente è stata istituzionalizzata
quell’evidenza che tutti già conoscevano ma che nessuno osava pubblicamente
affermare: fare il musicista non è una professione. Punto.
Semmai
può essere un divertente e costoso passatempo come ad esempio il turismo. Chi ama
viaggiare infatti non troverebbe nulla di male se gli si proponesse di alloggiare
a proprie spese nella Reggia di Caserta o dentro la Pinacoteca di Brera.
Molto
diverso però sarebbe chiedere ad un elettricista di realizzare gratuitamente
degli impianti a norma, seppure in location di prestigio, sostenendo anche le
spese dei materiali, assicurative, previdenziali etc... Chiunque proponesse una
simile idea si coprirebbe di ridicolo.
Ma
se si parla di musica tutto è possibile. Perché? Perché anche il Ministero, che
eppure dovrebbe tutelare non solo il patrimonio artistico ma anche gli artisti
che operano in questo settore, sdogana un concetto così vergognoso? Ci sarebbe una
sollevazione popolare se il Ministero dell’Agricoltura istituisse un bando del
genere rivolto a braccianti invitati a lavorare gratuitamente presso i terreni
demaniali dello stato (in realtà sembra che lo abbia fatto ma cedendo o
affittando in cambio gli stessi terreni).
La
risposta è sempre la stessa: fare il musicista non è una professione. Punto.
E da dove deriva questa credenza ormai diffusa? Dalla
semplice constatazione che il lavoro è produzione di qualcosa di indispensabile.
E purtroppo l’arte e più in generale la cultura non è considerata oggi né un
valore né una necessità primaria. E’ solo un orpello che ci tocca anche
salvaguardare.
Maledetto peso della storia e maledetto patrimonio
artistico!
D’altronde
far scivolare gli artisti verso l’attività amatoriale anziché professionale non
è che l’ultimo atto di una sistematica demolizione della libera creatività e
del ruolo attivo e produttivo che questa dovrebbe avere in una società civile e
avanzata.
Tutto
il comparto lavorativo artistico (musica, cinema, teatro…) ha subito negli anni,
e nel silenzio più assordante, sconquassi e razzìe che pochi altri settori
hanno subito: pesanti tagli alla cultura, crollo dell’industria di riferimento
e relativi posti di lavoro, pirateria, crisi del disco, chiusura di orchestre,
teatri, cinema, club e circuiti vari. Tutto sacrificato sull’altare della tv prima,
dell’home-entertainment dopo e ora del digitale. Per non parlare delle piattaforme che lasciano
agli artisti solo le briciole dei ricavi dei download.
Cifre
e numeri impressionanti evidentemente utili solo per le statistiche. In questo
senso basterebbe leggere le dichiarazioni di Jaron Lanier (scienziato ed
ingegnere informatico, uno dei guru che ha inventato il web) che inserisce
nella lista di mestieri in pericolo d’estinzione categorie quali: musicisti,
fotografi, giornalisti e traduttori.
Sono
sempre più convinto che la nostra sia soprattutto una crisi etica e morale e che
se un giorno questo paese si rialzerà lo potrà fare anche combattendo la
mediocrità che deriva dalla totale assenza di una politica culturale. Non
certamente con iniziative sciatte e insulse che offendono la dignità del lavoro.
Nel dopoguerra l’analfabetismo e l’ignoranza era considerata una piaga da
debellare, oggi sembra solo il minore dei mali. Forse allora la vera domanda è: a chi giova
mettere la cultura all’ultimo gradino della scala dei valori?
Buona
musica a tutti!
Vedi anche:
http://ocastamusica.wordpress.com/2012/10/31/il-mestiere-del-musicista-in-italia/